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Bollettino 09 AR 17/18

Pienamente riuscito il Convegno al TNT sull’economia e il territorio Molto interessante e apprezzato anche dal pubblico, oltre che dai soci rotariani presenti, il convegno “Lo scenario economico del distretto industriale di Treviglio-Bergamo- Lombardia – Europa e la crisi economica del 2008: sviluppi e prospettive future” , organizzato mercoledì 11 scorso al Teatro Nuovo di Treviglio, dal nostro Club, che ha raccolto la sfida – e di questo va dato atto alla Presidente Martina di non aver esitato sin dall’inizio a volerlo realizzare, nonostante le difficoltà e i complessi temi affrontati – raccogliendo peraltro i frutti di una fatica che si è trasformata però anche in soddisfazione: di chi ha dato concretamente vita all’evento e di chi, come il Club stesso, ha dimostrato attenzione, vivacità, sensibilità al territorio e ai suoi problemi e tratto ulteriore prestigio agli occhi dei terzi, che spesso hanno una cognizione assai vaga del Rotary e dei Rotariani. I quali invece, per scelta e vocazione vogliono e devono vivere pienamente il ruolo partecipe e responsabile, richiesto loro dal territorio e della società umana, a dimensione globale. Molto validi i relatori, che sono riusciti a rendere accessibile a tutti una materia da “specialisti” che però, al di là dei suoi contenuti spesso altamente tecnici, riguarda alla fine la vita quotidiana di tutti noi. L’economia infatti è argomento con cui, lo si voglia o no, è necessario confrontarsi ogni giorno, perché implica risvolti – e applicazioni - che vanno ben oltre i meri aspetti finanziari, monetari, matematici, produttivi, reddituali, ecc, ma si concretizzano in ogni attimo del nostro essere persone a dimensione sociale che interagiscono fra loro. Un grazie a Lorenzo Bergamini, che ha consentito la piena riuscita dell’evento, coinvolgendo il Prof. Theo Delia Russel, Economista e suo amico, dell’Università Cattolica di Milano e a Fabio Conti, perfetto coordinatore e conduttore della conversazione e un grazie agli altri relatori: il Dott.Fabrizio Guelpa di Intesa Sanpaolo, il Dott. Giovanni Grazioli, Presidente della Cassa Rurale di Treviglio, e il Dott. Stefano Gatti di BPM. Visualizza il bollettino
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Bollettino 08 AR 17/18

Forse chi non è proprio un teenager ha provato ieri una sorta di dolce nostalgia, ripensando ai giornalisti d’antan, che hanno costellato il cielo delle sue letture giovanili e mature, sia di quotidiani e riviste, sia di libri veri e propri che di questi singolari personaggi portavano la firma. Mi accontento di pensare al dopoguerra, ma non voglio tanto riferirmi alle star, consacrate dall’indubbio valore, ma anche dalla fortuna che ha saputo arridere alla loro carriera, come Montanelli, Biagi, Bocca, Fallaci: no, preferisco pensare al più romantico e velato giornalismo di provincia (che peraltro, dato il valore dei protagonisti, finiva inevitabilmente per farsi leggere anche sui maggiori giornali di Milano, Genova, Torino).   Un giornalismo particolare, in cui c’era, prima di tutto, l’anima! E poco importa se si trattasse di giornalismo sportivo (Gianni Brera è un nome per tutti) o di cronaca nera, che spesso raccontava anche solo della cosiddetta ligiera, la delinquenza un po’ artigianale e improvvisata, che ispirò romanzieri, poeti, cineasti, chansonnier. Non certo per celebrare il lato criminale, ma per cogliere qualche volta una patetica umanità fragile e malata. Ecco, il lato umano è ancora la chiave di volta: lato umano del protagonista di ciò che si narra e lato umano di chi narra. E non a caso dunque, ancor più ghiotti dei pezzi scritti per il giornale, erano e sono i libri di questi giornalisti, sul loro piccolo e per certi versi magico mondo di provincia. Sarà un caso, ma una delle città lombarde che più ha vissuto questa affascinante e nebulosa dimensione “giornalistico-letteraria” è proprio Pavia, da cui proviene anche l’ospite della conviviale promossa mercoledì 4 ottobre dal Rotary Treviglio e Pianura Bergamasca, per voler della Presidente Martina di Rubbo e con il supporto del giornalista concittadino e socio rotariano Fabio Conti. E’ intervenuto, per raccontare la sua personale esperienza, il giornalista de Il Giorno, Gabriele Moroni, pavese doc. Pur essendosi fatto un nome professionalmente a Milano, Moroni, la sua Pavia l’ha sempre nel cuore e, appena può torna ad ammirarla. Si è laureato a Pavia e qui ha cominciato a distinguersi come giornalista. «Anni di lavoro intenso – racconta con nostalgia – a seguire la cronaca della città e della provincia, da cui sono scaturiti tre libri. “Giallo Pavia”, “Pavia magica e misteriosa”, “Pavia prima pagina”. Grazie al tirocinio tutto pavese sono approdato a Il Giorno ed ho seguito, come inviato speciale, le più importanti vicende di cronaca nazionale. Dopo i libri “pavesi” ne ho scritti numerosi altri, fra questi “Fausto Coppi, uomo solo”, “Cronista in Calabria”, “Guerra alla droga: colpevole rinuncia”, “Ustica: la tragedia e l’imbroglio” ed ho curato l’autobiografia di Graziano Mesina “Io, Meisina”».   Poi è stato la volta de “Le bestie di Satana - Voci dall’incubo” (Ed. Mursia), un libro coraggioso ed importante. Un libro di voci. Le vittime parlano attraverso i diari, le lettere, le poesie che hanno lasciato. Parlano i carnefici. Parlano i genitori di entrambi, che sono sicuramente i personaggi più patetici». A questi libri di successo si sono aggiunti “Fausto Coppi … solitudine di un campione” (Mursia Ed.), un “viaggio” negli ultimi anni della vita del Campionissimo, cioè quelli del suo declino atletico ma anche quelli umanamente più toccanti e stimolanti dell’allora scabrosa vicenda con la Dama Bianca. E’ seguito poi “Risorgimento Lombardo, ieri e oggi”: 37 puntate di reportage per il Giorno sui luoghi del nostro Risorgimento,un confronto culturale e morale di notevole spessore. Recente è “Il Paròn” (Mursia Ed.), un avvincente libro di testimonianze sull’immenso personaggio del calcio nazionale che fu Nereo Rocco. Bella e lapidaria la risposta che Gabriele dà a chi gli chiede quale sia il suo vero rapporto con Pavia. «Un rapporto di lunga, reciproca fedeltà. Pavia mi ha dato tantissimo: le amicizie della vita, amori, affetti e una cosa soprattutto, la possibilità di fare l’unica professione che avrei potuto fare: il giornalista. A volte ripenso alla mia classe di liceo. Ne sono usciti docenti universitari, medici, avvocati, professionisti. Persone che nella vita hanno avuto un’ottima riuscita, ma ne sarebbero riusciti ugualmente bene se avessero seguito altre strade. Per me era diverso. Avrei potuto fare solo il giornalista. Se ci sono riuscito lo devo a Pavia». Visualizza il bollettino
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Bollettino 07 AR 17/18

L'anno rotariano è ripreso con fervore Bella conviviale, interessante e proficua, quella di ieri mercoledì 27 settembre, giocata interamente all’insegna della reciproca conoscenza fra i soci e gli ospiti, che ha contribuito a rafforzare i legami di amicizia nel sodalizio, oltre che ad approfondire le conoscenza tecniche di molti di noi su argomenti di quotidiana attualità e grande concretezza. La serata, voluta dalla Presidente Martina come primo passo di un articolato programma di serate volte ad “incontrare alcuni soci, specialmente ma non solo, di recente affiliazione al Club” che vorranno parlarci di loro, della loro professionalità e delle loro esperienze, ha visto come relatore iniziale Angelo Soliveri. Tema il “dna imprenditoriale” della sua famiglia, che annovera un bisnonno, Pietro, capace di dar vita, nel 1915, ad una fornace di mattoni e laterizi, un nonno, Angelo, che nel dopoguerra avvia una produzione e un commercio di ghiaccio, allora prezioso bene che nessuno poteva produrre in casa, un padre, Gerolamo – già rotariano del nostro Club e figura bella e indimenticabile, che molti ancora ricordano con affetto e simpatia – che nel 1954 avviò l’impresa di trattamenti termici portata oggi dal figlio Angelo, nostro attuale socio, ad essere una efficiente holding con 450 dipendenti, un fatturato di 90 milioni di euro, una dozzina di aziende in Italia, Egitto e Stati Uniti, il nipote Gerolamo, impegnato a divenire un valido capitano d’industria. Un bell’esempio concreto di spirito rotariano che sa porre le professionalità al servizio del territorio e dell’occupazione, oltre che della crescita economica delle comunità coinvolte e trova, nello scambio di esperienze, nel coraggio, nella tenacia, la linfa per alimentare i sogni più ambiziosi e dare loro concretezza. Non meno interessante poi il prosieguo della serata, in cui gli ospiti di Angelo, gli Ingegneri Massimiliano Bellini e Andrea Foglieni hanno trattato un tema di interesse concreto: come vivere in una casa ormai non più futuribile, ma davvero possibile, libera dalla schiavitù delle vecchie fonti di energia e orientata invece a quelle nuove, rinnovabili e “pulite”, perfettamente ecocompatibili e capaci di prospettare per noi ed i nostri figli un futuro migliore. I ringraziamenti del Club agli ospiti e al socio Soliveri sono stati espressi dalla Presidente Martina, che nella fase iniziale della serata aveva trattato alcuni interessanti temi organizzativi, a cominciare dall’imminente interclub col Dalmine, il 28 settembre, sul 360° giro d’Italia, che ha raccolto le adesioni e presenze dei soci Paola Conti, Lucia Bellini, Ezio Fumagalli; per proseguire con la conferma del nostro Convegno al TNT di Treviglio, l’11 ottobre, su approfondimenti economico-finanziari riguardanti il territorio; continuando poi con i due appuntamenti a Castrocaro e a Fiuggi per le concomitanti giornate Polioplus promosse nel nostro Paese. Al riguardo i presenti hanno manifestato un certo interesse per la proposta del Rotary di Fiuggi che sarebbe fiero di gemellarsi con il Club Fondatore della Polioplus. Questo tema verrà comunque approfondito dal Direttivo per valutare bene tutti gli aspetti. Da ultimo poi è emerso l’orientamento a celebrare giovedi 2 novembre, anziché al mercoledì, la tradizionale commemorazione dei soci scomparsi, dato il fitto calendario di appuntamenti rotariani nei prossimi mesi. (Marco Carminati)   Visualizza il bollettino
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Bollettino 04 AR 17/18

Quanti degli oltre settanta visitatori che hanno seguito con grande attenzione le parole della Dottoressa Beatrice Bolandrini, Sindaco di Brignano Gera d’Adda, oltre che fine conoscitrice di arte, storia e cultura locale e guida d’eccezione alla visita di Palazzo Visconti, hanno sentito aleggiare per qualche istante il fantasma del buon Don Lisànder? Sì perché, come molti sanno, delineando la titanica figura dell’Innominato, straordinaria e fuori dalle righe nel male e poi nel bene, e interpretando in chiave poetica la sua conversione, Manzoni aveva in mente la storica visita pastorale del Cardinale Federigo Borromeo a Treviglio. E dunque, se dalla tremenda notte di rimorsi l’Innominato uscì a veder la luce al suono delle campane in festa per la visita del Santo porporato, nella campagna prossima al suo palazzotto, questo edificio non poteva essere altro se non Palazzo Visconti di Brignano, dove appunto il terribile Bernardino (altrimenti noto come il Conte del Sagrato per il singolare vezzo di ammazzare i rivali sulla porta della chiesa…) viveva ormai avanti negli anni. L’altra potenziale residenza viscontea, il lecchese Castello di Somasca, è parimenti servita alla fantasia dello scrittore lombardo, per evocare un nido di rapace, dove il predone sarebbe stato arroccato per ghermire le numerose prede… Ma non perdiamoci in digressioni letterarie… Quanto ad un rapidissimo excursus storico di Palazzo Visconti, in età medievale, una rocca difensiva – progenitrice dell’attuale Palazzo – fu assegnata ai Conti di Bergamo nell'XI secolo e poi passò a Milano dopo la pace di Costanza, insieme ad altri manieri della Gera d'Adda. Il dominio nella città milanese venne esercitato prima dai Torriani (dal 1272) e, dopo numerose lotte, dai Visconti (dal 1310). Cominciò un periodo di fortissima instabilità, con la zona contesa da Milano e Venezia: in quegli anni la rocca venne assegnata a Sagramoro I, capostipite del ramo di Brignano dei Visconti nonché figlio illegittimo di Bernabò, dal quale discese Francesco Bernardino, appunto il “nostro” Innominato. La famiglia Visconti mantenne il possesso del Palazzo anche quando, nel 1447, con l'instaurazione a Milano della Repubblica Ambrosiana, la Gera d'Adda passò nuovamente alla Serenissima. Brignano ritornò sotto l'influenza di Milano e la stabilità venne sancita da un atto notarile che, datato 1465, confermava il pieno possesso dello stabile a Sagramoro II Visconti: la linea dinastica della famiglia durò fino al 1892, quando si estinse con Antonietta Visconti Sauli, che morì senza eredi. Da allora si susseguirono altri passaggi di proprietà fino all'attuale condizione che vede Palazzo Nuovo di proprietà privata, mentre Palazzo Vecchio ospitare la sede dell'amministrazione comunale. Certo la tentazione di soffermarci a parlare anche dei pregi architettonici ed artistici del bellissimo Palazzo, abbondantemente descritti dalla Dottoressa Bolandrini ieri, è forte, ma lo spazio del Bollettino non ce lo consente. Vorrà dire che quanti si sentiranno incuriositi potranno prenotarsi per un supplemento di visita… Per quanto invece concerne la serata del nostro Rotary, fortemente voluta dalla Presidente Martina Di Rubbo - serata che ha riscosso un grande successo e si è avvalsa anche del valido catering già sperimentato dal nostro Club ogni anno al Santuario della Basella di Urgnano - possiamo dire che l’elevata affluenza di soci e di ospiti è stata la conferma dell’apprezzamento generale ed ha consentito soprattutto una speciale visibilità al sodalizio, volto a consolidare con gli attori terzi del territorio quei vincoli che si tradurranno a breve in vari progetti al servizio della collettività, coerenti con le finalità rotariane appunto. Preziosi, nell’economia della fase progettuale, gli interventi della Dr.ssa Elisabetta Fabbrini, Direttore Generale dell’ASST Bg Ovest (Azienda socio-sanitaria territoriale), e dei Sindaci di Lurano, Dimitri Bugini (nostro socio) e di Ciserano, Enea Bagini. Hanno reso onore alla serata i Sindaci di Arcene, Giuseppe Foresti, di Canonica, Gian Maria Cerea, di Treviglio, Juri Imeri, la Vicesindaco di Treviglio, Pinuccia Zoccoli Prandina, l’Assessore alla cultura e innovazione di Treviglio, Giuseppe Pezzoni, le Dirigenti didattiche, Gloria Bertolini e Daniela Grazioli, il Notaio Finardi, e professionisti dell’Ospedale di Treviglio e Caravaggio ed ASST, Patrizia Vertova, Nino Cardile, Alessandra Signorile, Antonio Grossi
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Bollettino 06 AR 17/18

L'occhio a quel che ci unisce E’ un Club vivace, dialettico, intensamente dialettico: ma anche questo è segno di vitalità e soprattutto Club concreto, positivo e propositivo, il Treviglio e Pianura Bergamasca. La nostra storia non solo recentissima, ma anche un po’ più… sedimentata, conferma questa dialettica vivace del Club in più di un’occasione. I seniores lo sanno, l’hanno vissuto, ne hanno fatto (forse) tesoro, gli juniores potranno prenderne atto e farsene non solo una ragione, ma forse persino un punto d’orgoglio, un segno distintivo. Quanto abbiamo vissuto anche recentemente, come espressione di dialettica in seno al Club, è del resto esperienza che anche altri Club, se vitali e animati dalla sincera passione, hanno vissuto. Segno che il nostro Club, come questi altri, non è esangue, decotto, sfibrato, ma è invece vitale. Ma se la dialettica è segno di vita, la difficoltà e l’impegno, anzi la sfida di tutti noi, è restare comunque nell’alveo delle modalità di confronto codificate da millenni di storia del pensiero e dell’azione che caratterizza il cammino della civiltà occidentale e, nella fattispecie, della nostra cultura europea, senza rischiare di andare un tono sopra le righe. Un club, prima ancora che una qualsiasi altra aggregazione, lo richiede, perchè è fatto da amici, o, quanto meno, da persone che tendono allo stesso obiettivo comune e si riconoscono nei medesimi valori. Non è uno scandalo avere differenti approcci emotivi o logici, alle più svariate tematiche affrontate nel cammino comune, specie se sono, qualche volta, di forte impatto nella vita del sodalizio, ma è invece oltremodo rischioso, ai fini della compattezza ed unitarietà del club non riuscire a “staccarsi dall’agone”, non riuscire a rispettare il canonico “time out”, che ogni allenatore e giocatore di basket ben conosce ed apprezza, perchè può aiutare a rivedere le nostre posizioni un poco più lucidamente, tolto dagli occhi, magari anche solo con una passata della manica sul viso, il sudore che nell’agone ci stava acciecando. Questo, in estrema sintesi, il commento che il bollettinaro si sente di fare a proposito dell’assemblea di ieri sera che intendeva deguare il Regolamento interno alle modifiche già approvate dal nostro Club nella presidenza Belgieri, in giugno, e in sintonia con quanto proposto dagli Organismi distrettuali: nessuna posizione è prevalsa, nessun sostenitore dell’una o dell’altra ipotesi è uscito vinto o vincitore. Il segnale raccolto è stato che l’ascolto reciproco può e deve essere d’aiuto ad entrambe le parti per individuare la rotta migliore, e il rispetto che dobbiamo tutti portarci l’un l’altro è il migliore viatico. A suffragio di questa mia tesi mi piace “rubare” un bell’aforisma di Hernest Hemingway: “Oggi non è che un giorno qualunque di tutti quelli che verranno, ma ciò che faremo in tutti i giorni che verranno potrebbe dipendere da quello che faremo oggi”. (Marco Carminati)
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